Villa Farnese a Caprarola

Villa Farnese Caprarola

Villa Farnese a Caprarola

Villa Farnese a Caprarola è una delle opere più importanti dell’Europa del Rinascimento. Il palazzo ed i giardini sono immersi nel verde dei Colli Cimini, a metà strada tra Viterbo e Roma. Siamo nell’Alto-Lazio, nei pressi del lago di Vico. 

I Giardini di Villa Farnese si trovano alle spalle del palazzo. L’edificio ha la forma di un grande pentagono a cinque piani, ha un cortile circolare e una grandiosa scala a chiocciola. I piani più importanti sono quelli dei Prelati ed il piano nobile.

L’opera fu commissionata alla fine degli anni ’40 del XVI secolo dal cardinale Alessandro Farnese il giovane (1520- 1589) al Vignola. La costruzione del palazzo-fortezza a cinque piani fu realizzato in soli venticinque anni, tra il 1550 e il 1576.  L’interno è uno spazio che ostenta ricchezza, caratterizzato da superfici molto estese di affreschi.

Anche i giardini furono disegnati da Jacopo Barozzi da Vignola, ma la realizzazione si protrasse fin dopo la morte di questi (1573). Gli ultimi lavori dei giardini furono completati dal pronipote del cardinale, Odoardo, nel 1620. I giardini sfruttano la collina boscosa di tufo dietro il palazzo-fortezza.

I Giardini Bassi si allacciano molto strettamente allo spazio del palazzo, sono raggiungibili attraverso due ponti che scavalcano un fossato. Sono due grandi quadrati, il giardino d’estate e il giardino d’inverno poste alle spalle dell’edificio. I giardini sono a siepi di bosso a meandro e ripropongono il modello del recinto sacro.

Come tutti i giardini all’italiana, anche i giardini di Caprarola dovettero riflettere la struttura dell’Universo. Perfetto perché di natura divina.

Il giardino geometrico era concepito come un microcosmo, composto in forme geometriche dalle proporzioni perfette. Tutto, nel giardino, era portato a misura d’uomo, tutto era ordine, ritmo, armonia e equilibrio. Questa visione del mondo dell’Uomo rinascimentale valeva anche per gli edifici, e naturalmente, anche per palazzo Farnese. I giardini contenevano inoltre i quattro elementi della natura.

Una forma ricorrente dei giardini all’italiana era il quadrato che simboleggia la Terra.

In tutte e due di giardini si trova una grotta, luoghi importanti nelle simbologie rinascimentali. Nel giardino d’estate la Grotta dei Satiri, in quello d’inverno la Grotta dei Tartari.

La Grotta dei Tartari è la ricostruzione al vero di una caverna, con un laghetto, giochi d’acqua e sei Satiri. Costituiva lo sfondo per gli spettacoli che il cardinale organizzava per allietare i suoi ospiti.

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I Giardini Alti:

Dai Giardini Bassi si sale lungo un bel viale alberato di abeti bianchi nei Giardini Alti.

Come veniamo a sapere dagli archivi, il cardinale fece introdurre queste essenze arboree ordinandole appositamente dal Padre Generale del Monastero di Camaldoli nel 1587.

Oggi abbiamo anche i cespugli di Camelie lungo il viale, che fioriscono tra aprile e maggio, uno spettacolo!

Il Parco da caccia venne in parte trasformata in un giardino, su quattro terrazzamenti. Con fontane dai giochi e suoni d’acqua, labirinti a siepi, e sculture.

La costruzione del giardino comportò delle spese notevoli per il cardinale Alessandro e un compito non facile per gli architetti. Dopo la morte del Vignola (1573), gli subentrarono Giacomo del Duca, assistente apprezzato di Michelangelo e Giovanni Antonio Garzoni da Viggiù.

Il viale degli abeti costituisce le quinte ad un suggestivo effetto prospettico sulla sequenza di fontane e la Casina del piacere.

Le Fontane dei Giardini Alti di Villa Farnese e la Casina del Piacere:

La prima fontana che s’incontra è la Fontana del Giglio che raccoglie nella sua vasca circolare l’acqua che scende dalla Catena dei Delfini.

Si sale la grande scala a due rampe. Lo sguardo viene intenzionalmente indirizzato dagli alti padiglioni laterali fino al secondo ripiano, della Fontana dei Fiumi. Al centro di una doppia scala semicircolare si trova una grande vasca e un enorme vaso in peperino a forma di calice, sormontato da due grandi sculture. Queste simboleggiano i fiumi Tevere e Arno.

Si arriva al terzo terrazzamento, della Casina del Piacere (1584-86), una elegante palazzina affrescata a due piani. Amava il cardinale, ormai verso gli ultimi anni della sua vita, ritirarsi qui dalla vita movimentata del palazzo. Intorno alla casina affrescata si estendono labirinti di bosso con fontane e sculture scolpite da Pietro Bernini. Padre del famoso Gian Lorenzo.

Dopo la morte del cardinale, avvenuta nel 1589, fu il suo pronipote il card. Odoardo a fare completare i lavori. Incaricò quindi il suo architetto di fiducia, Girolamo Rainaldi (1620). Il Rainaldi perfezionò minuziosamente il lavoro dei predecessori, ridefinì gli spazi, migliorò i giochi d’acqua ed aggiunse le 28 cariatidi.

Dal fondo dei due quadrati a siepi del ripiano della Casina del Piacere, due scale poste in simmetria all’edificio conducono al quarto e ultimo terrazzamento, dove sorge una fontana ottagonale. Da qui parte un viale in asse all’edificio e sale tra le grandi aiuole laterali ornate da sculture e fontane con mascheroni.

Le fontane sono alimentate da una galleria sotterranea, l’acquedotto farnesiano, che attinge direttamente alle sorgenti dei Monti Cimini. Provvedeva anche al fabbisogno idrico del complesso.

 

Molti gli abbinamenti alla visita del Palazzo Farnese nella seconda parte della giornata. Per info e prenotazione visite guidate contattateci al 328 4248738 oppure via email: info@artinvistaguideviterbo.com

 

 

 

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